C’è stato un anno in cui, subito dopo la vittoria del titolo di Prima Miss dell’Anno 2007, io ero conosciuta come “Rossella da Scampia”, un po’ come Leonardo da Vinci.
I giornalisti avevano sempre la stessa domanda in serbo: “Come si vive a Scampia?”. Oggi voi, dopo anni, avete avuto la stessa curiosità, ed è giusto che ci sia, perché questo luogo spesso viene demonizzato dai media, dalle esperienze negative, dalle storie probabilmente mai vissute ma raccontate lo stesso.
I miei primi 27 anni di vita sono stati vissuti a Scampia, dove ho frequentato le varie scuole, fatto amicizia, dove ho imparato ad amare. Ho conosciuto persone bellissime che ad oggi sono avvocati, imprenditori, insegnanti, infermieri…
Ho vissuto un’infanzia ed un’adolescenza molto serena, al contrario di ciò che si possa pensare. Indubbiamente i miei genitori non l’hanno vissuta con altrettanta serenità, perché sapevano benissimo che il loro compito sarebbe stato quello di insegnarmi i giusti valori, il riconoscere la via più corretta, che seppur più tortuosa dell’altra, alla fine avrebbe dato i frutti migliori. Mi hanno insegnato il rispetto delle regole, anche se spesso queste venivano a mancare, a non cedere ai pretesti per litigare ed a scegliere le giuste amicizie…
Ed io l’ho fatto. Certo spesso, molto spesso, litigavo con i miei perché il mio orario per rientrare a casa era sempre prima rispetto a quello dei miei amici, ma oggi lo capisco, e li ringrazio, anche se quella mezz’ora in più me la potevano dare 🙂
Ma è a loro che devo tutto.
Non voglio assolutamente descriverlo come il paese dei balocchi sia chiaro, Scampia è un quartiere difficile, un quartiere che indubbiamente avrebbe bisogno di aiuto, ma che non è, a parer mio, quello di abbattere le famose “Vele”, conosciute grazie a tutti i tg ed alla seguitissima serie TV “Gomorra” come simbolo di degrado e camorra. Non è con la loro sparizione che possa arrivare miracolosamente la salvezza.
Ricordo che un giorno, sempre ai tempi di Miss Italia, ricevetti una telefonata, volevano sapere il mio parere su un progetto che c’era in ballo, ovvero quello di cambiare il nome al quartiere. Sorridevo mentre ascoltavo quella domanda e ricordo ancora la mia risposta “mi dispiace, ma non credo che sia una buona idea, è come se tutte le acque del mondo fossero inquinate e per questo decidessimo di non chiamarlo più “mare”, i problemi di fondo resterebbero comunque.”
Sapete c’è una Scampia che non fa rumore: quella fatta di brave persone, di padri di famiglia che si svegliano quando è ancora buio fuori per andare a lavorare, di ragazzi che studiano, che si laureano, di donne che si prendono cura della propria famiglia e che frequentano centri di preghiera, di muratori che cantano mentre lavorano al sole rallegrando i passanti, di salumieri che regalano confetti di cioccolata ad una bimba in bottega. Scampia è anche tanto amore.
Ovviamente per me è Casa.





